Il mio nome è Raffaella. Il suo significato, “Dio ha risanato” è un nome cristiano affermatosi a partire dal Medioevo per il culto dell'arcangelo che, nell'Antico Testamento, accompagna e guarisce dalla cecità Tobia il Vecchio e ne guida il figlio Tobiolo in un lungo viaggio per trovare una degna sposa.
Pare che il mio nome rispecchi alcune caratteristiche in cui mi ci ritrovo :“istintiva, allegra, fresca, sensibile, fluida come l'acqua, un torrente di montagna che disseta e rallegra lo spirito. Far parte del suo clan è una vera fortuna, poiché la sua generosità con i familiari e amici è esemplare.”
Sono nata una domenica di febbraio nel lontano1962. Pur non credendo particolarmente nell’oroscopo, devo ammettere che il segno dell’Acquario mi rappresenta piuttosto bene.
Ho una natura decisamente fuori dal comune; mi sono resa conto ben presto di non percepire il mondo come tutti gli altri, ma di fronte a tale consapevolezza non mi sono mai scomposta e continuo ad agire come meglio credo. Alcune categorie di persone mi annoiano con facilità, soprattutto quelle melliflue, la cui dolcezza giudico insincera. Felicemente quindi, so di essere semplicemente me stessa, senza contare sull’approvazione o gli elogi altrui.
Chi è nato sotto il segno dell'Acquario ha in se le caratteristiche dell’aria di montagna: riscaldata dal sole è piacevole, ma appena il sole cala all’orizzonte, si fa gelida, rarefatta, immobile. La mia personalità è astratta, legata alla mente e alle idee continue che mi girano in testa. Amo definirmi una sognatrice con i piedi ben piantati a terra. Ho un indole "intellettuale" ma allo stesso tempo molto libera. Non mi piace sottostare a delle regole prefissate, sono un segno d’aria e non amo la staticità. Anche il mio umore è variabile e imprevedibile, alternando fasi di euforia a fasi di apatia, che di solito culminano con la messa in opera di una nuova idea. L’Acquario è dominato da due pianeti, Saturno e Urano che rappresentano rispettivamente la saggezza e l’innovazione; i nati sotto questo segno sono in grado di osservare da fuori le relazioni. Questa facoltà è dovuta proprio grazie all’influenza di entrambi i pianeti che però fanno sì che spesso l’emotività venga messa in secondo piano a favore di una razionalità che non fa notare i bisogni di chi gli sta accanto. Infine, i nati sotto questo segno difficilmente cambiano idea e quando termina una relazione non tornano indietro. Abbiamo alti ideali che spesso sfociano in utopistiche passioni che amiamo condividere con gli altri illuminando il sentiero per un mondo migliore.
Chi sono dunque? Una donna di mezza età, dal carattere schietto. I miei genitori, sposati all'età di 19 anni, dopo 6 di litigi perenni, per fortuna hanno divorziato. La mia vita non è stata facile. Con il tempo ho imparato l’arte della diplomazia, cercando di essere accorta, equilibrata e sensibile, quando è necessario. Non amo il sarcasmo, quell’ironia subdola che s’insinua viscida per puro intento di umiliare o ferire, non fa parte del mio carattere. Posso passarci sopra se l’incontro, per il quieto vivere, lasciare che mi scivoli addosso. Non sono gelosa o invidiosa, sono sentimenti che non mi appartengono. Ho una visione tutta mia di ciò: ritengo che la gelosia non sia altro che una forma di insicurezza di chi ha paura di perdere qualcosa o qualcuno. Le persone gelose sono assillanti, monotone per sfociare poi, nella sgradevolezza. Non provo invidia nei confronti “di chi ce l’ha fatta”, se mai ammirazione.
Un incentivo per continuare a crederci.
Per certi versi, ciò che sto per dire può sembrare una incongruenza, ma negli anni ho imparato che il matrimonio e la vita stessa, sono basati su compromessi. Si cerca cioè di lavorare in sinergia, (con il mondo, con il partners o semplicemente con se stessi) con lo scopo di trovare un terreno comune su cui concordare. Se lo sforzo per fare il compromesso non porta pregiudizi e non influenza il piano complessivo, allora il compromesso è valido e utile.
Vedo il bicchiere mezzo pieno e, mezzo vuoto. Sono un’ottimista realista per natura. Se siamo abituati a dolersi e a vedere sempre tutto nero, vediamo inevitabilmente il bicchiere mezzo vuoto. E continueremo a lamentarci per tutta la vita. I piagnistei sono il tarlo dell’umanità, rappresentano l’abitudine a cibarci di pensieri negativi e a sentirci perennemente insoddisfatti e infelici.
D’altro canto, vedere il bicchiere mezzo pieno non è affatto sinonimo di felicità, anche in questo caso si è insoddisfatti della propria vita. La conseguenza è però una marcia in più.
La vera funzione dei pensieri positivi non è quella di eliminare quelli negativi, ma di equilibrarli e neutralizzarli. Chi riesce a vedere il bicchiere allo stesso tempo mezzo pieno e mezzo vuoto, mette a tacere i lamenti e le negatività, sprigionando una forza sempre nuova, fruibile da se stessi e dagli altri.
Sono un’osservatrice, non mi fermo quindi al solo guardare qualcosa o qualcuno, non mi basta l'apparenza delle cose ma “guardo oltre”. Nel bene o nel male i dettagli fanno la differenza. La spontaneità e la naturalezza con cui accadono li rendono particolarmente interessanti, mostrandoci l’aspetto più onesto della vita.
Come dice Katherine Pancol, scrittrice francese
“Bisogna guardare ai dettagli.
Essi disseminano la nostra vita di sassolini che ci guidano”.
Non mi permetto di giudicare e vorrei che anche gli altri lo facessero. La mia idea è personale e me la tengo stretta.
Credo nell’Essere Umano e nella forza immensa della nostra mente, nonostante tutto; anche se l’individuo inteso come maschio, mi ha assai deluso. Reputo il mondo ancora troppo maschilista; l’atteggiamento che l’uomo ha nei confronti della donna, la sua presunta superiorità, è una forma di sessismo. Supporre davanti al successo ed ai traguardi professionali di una donna, che questa sia andata a letto con qualcuno per far carriera, giustificare uno stupro, sono tutti segnali di un problema. Un grave problema di base. Vogliamo parlare di femminicidio? Atto finale di una lunga serie di umiliazioni, violenze fisiche e psichiche che non dovrebbero esistere. Quante povere donne e ragazzine sono state uccise, lapidate, sgozzate, pugnalate e bruciate vive solo per aver detto no o per gelosia o per aver detto addio. Nessun marito o compagno può dirci cosa fare, cosa dire, cosa evitare, cosa indossare.
Nessuno al mondo ha il potere o il diritto di umiliarci, di impedirci di realizzarci nel mondo del lavoro, di zittirci. Non esiste una sola persona al mondo che possa distruggerci, demotivarci, prenderci in giro per ciò che siamo.
Credo nella Libertà. Ossia, la condizione in cui una persona può pensare, manifestare il pensiero e tradurlo in azione senza vincoli. La premessa, nella quale un essere umano può decidere in maniera autonoma i propri comportamenti e le proprie azioni. Questo comporta avere dubbi, fare delle scelte, fare anche degli errori, è quindi ovvio che libertà è sapersi prendere la responsabilità delle proprie azioni.
Credo nell’eutanasia, ovvero la morte buona, come forma di libertà e di scelta personale, ricordando che la scelta, è un fondamentale principio democratico.
Sono scettica riguardo all’insegnamento della Chiesa cattolica. Personalmente ho abbandonato da molto tempo ogni pratica religiosa, disgustata da chi si nasconde dietro un abito talare, per abusare con facilità di giovani anime ignare. Quello che mi fa più rabbia, sono i casi insabbiati di preti che vengono spostati in altre diocesi e che possono così continuare indisturbati, senza una adeguata denuncia presso l'autorità giudiziaria dello Stato. E chi li copre, Vescovi e quant’altro, dovrebbero anch’essi, essere incriminati.
Credo nell’Amore, che può spaziare da una forma più generale di affetto, ad un forte sentimento, fino alla dedizione profonda nei confronti di qualche cosa. Amore di sé, il sano amor proprio,una condizione di autostima necessaria per essere in grado di donarsi. Credo nell'individualismo. Prima di essere coppia, siamo semplicemente individui singoli. Amarsi dunque, per poter amare.
Erich Fromm psicoanalista e psicologo tedesco, ha dichiarato che “l'amore non è in definitiva un sentimento per tutti, ma piuttosto è un impegno e un'adesione, un insieme di azioni amorevoli rivolte verso un'altra persona, ma anche verso se stessi o nei confronti di molti altri, per un periodo prolungato, duraturo.”
Per concludere, vorrei poter dire di credere nello Stato Italiano, ma ho perso ormai le speranze di vedere qualcosa di buono. Dalla sanità alle scuole l’Italia fa acqua da tutte le parti. Si pensi ad esempio alle persone dotate di qualità eccelse, che per avere successo, devono spostarsi in altri Paesi. L'Italia sta scivolando verso il terzo mondo. La prosperità di un Paese è data soprattutto dal prodotto interno lordo e dalla occupazione. L'Italia ha gradualmente perso le imprese e quindi l'occupazione. Una parte delle imprese ha delocalizzato per salvarsi. Una parte delle imprese è stata ceduta a capitale estero. Una parte delle imprese è uscita dal mercato (cioè, è morta): per la concorrenza straniera, per obsolescenza, per la crisi del mercato stesso. Nessuna delle forze politiche oggi in campo ha una sola proposta valida, la famosa "imminente uscita dalla crisi" dunque è una bufala, non illudiamoci. Se dovessi abbinare un sinonimo al nostro Paese oggi, direi inganno: ovvero una patina semi lucida di vero, creata ad arte per far cadere in errore.
E la mia città, non è molto diversa da tutto ciò.
Sono nata e cresciuta a Biella, città in cui vivo tutt’ora. La provincia ha circa 180 mila abitanti compresi i residenti degli 82 comuni. Si trova nel Piemonte settentrionale ed è situata ai piedi delle Alpi Biellesi, al centro di rilievi montuosi: il Massiccio del Bo, il monte Mucrone e il Camino, da qui probabilmente deriva il “nostro” carattere, forte e deciso.
Nel corso dell'Ottocento Biella conobbe un grande sviluppo urbanistico e industriale, divenendo presto nota per le sue industrie tessili. L'economia di Biella e del biellese è tradizionalmente legata a questo settore, ed in particolare a quello della lana, anche se, al momento, la crisi mondiale ha pregiudicato di molto questa crescita.
Bruno Gambarotta, scrittore e non solo, afferma: “Al centro del sistema dei valori del piemontese c'è (o c'era una volta) il lavoro; solo il lavoro conferisce dignità e definisce la posizione sociale di un piemontese. Ma deve essere un lavoro “vero”, penoso, che richiede fatica e sofferenza; se fai un lavoro che ti diverte, quello non è un vero lavoro: per un vecchio piemontese la qualifica di "artista" è poco meno che un insulto.”
( E io che sono piemontese e per giunta artista, pensate un po' come sono messa!)
Tutto ciò che ho imparato nella vita, l’ho acquisito da sola.
Una indomabile tenacia che ancora mi accompagna; un piglio che pochi, sanno comprendere e accettare.
Foto ©Raffreefly