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Leggi anche il NON libro "Cammina tre lune nelle mie scarpe"

martedì 6 febbraio 2018

Cammina tre lune nelle mie scarpe. Cap.11


Il lungo periodo di crisi economica che ha colpito tutti non è terminato, anzi. Obiettivamente, non ho mezzi per aprire un'attività; non ho i mezzi economici necessari per poter nemmeno partire ad imbastire qualcosa. Aprire una partita I.V.A. e mantenerla, affittare un locale, in centro, con i costi d'affitto alle stelle. E poi, dov'è il luogo migliore? Biella? Biella è in agonia, bisognerebbe avere il coraggio di andarsene per sopravvivere; ma non sono sola, non posso costringere la mia famiglia ad investire su un sogno, senza certezza alcuna. Non certo in questa sventurata epoca.
La sofferenza che si avverte appena e che viene in qualche modo mascherata, alla bene meglio, ad un certo punto divampa e ci si ritrova faccia a faccia con una persona nuova. La vita ci cambia, la vita segna.  Nel tempo si costruiscono puzzle e nulla accade per caso. Tutto ha un perché, ma non ce ne accorgiamo se non quando il momento è passato.
I sogni spesso restano sogni, le speranze svaniscono e così pure la voglia di crescita.
E’ il momento di  fermarsi e riflettere. E le domande rimbalzano nella mente e le risposte non arrivano. Sarà la crisi della mezza età,  viene da chiedermi: cosa ho fatto di straordinario nella mia vita?  Riuscirò mai a lasciare una traccia?
In fondo sono una persona fortunata, ho una mia famiglia, dunque che testimonianza dovrei lasciare se non il semplice fatto di essere ricordata con affetto da chi mi ama?
Il segno di me.
Mi uscì dalla bocca quella frase, quasi inconsapevolmente.
Il segno di me.
La mia impronta in questa società, in questo tempo, la mia esistenza, non solo come moglie o come madre ma come persona e artista.
 Sono sempre uscita allo scoperto mettendomi in gioco,  senza timore e cosa ho ottenuto?
Molte gratificazioni certo, ma non sono riuscita ad andare oltre, non sono riuscita ad essere libera.
 Ecco la verità.

E chi mi sta a fianco da una vita, mi pone una domanda logica: ti sei divertita a fare ciò che hai fatto fino ad ora?
(Io) Si, indubbiamente.
(Lui) E dunque che altro vuoi! Hai fatto esperienze che pochi riescono a fare e le hai fatte tutte basandoti soltanto sulla  tua costanza e caparbietà. Hai imparato tutto da sola, da zero  e di questo devi esserne orgogliosa.
(Io) Respiro profondamente e lascio sia il mio cuore a parlare, come fosse una sorta di  liberazione,  per la tensione accumulata internamente in tutto questo tempo. Le vecchie paure s'intrecciano a quelle appena conosciute, rafforzandole. Mi accorgo che le espressioni usate nel complesso, sono di una fragilità devastante; mi sento così esile nel corpo e nello spirito.
E mentre le pronuncio penso : "ero più forte quando ero una ragazzina, un tempo non mi sarei spaventata. Tutto si poteva risolvere, il mondo era lì per me e io potevo farcela. E ora? Ora che ho la sana consapevolezza della maturità che faccio?

Foto by ©Raffreefly

Cammina tre lune nelle mie scarpe. Cap.10


Eppure, artisticamente parlando non potevo che essere pienamente soddisfatta, tutto in fondo si stava svolgendo in un modo lineare, naturale, direi facile.
"Questo è il mio lavoro, vorrei lo fosse sul serio" -pensai- essere un'artista a tutto tondo, creare eventi pubblicizzando e coinvolgendo sempre un maggior numero di persone, aprire una piccola casa editrice e trovare uno spazio idoneo per le mostre. Avevo tutto in testa, ben chiaro ogni passaggio, apparentemente decisa a continuare su questa strada.
Non ho mai aspirato a diventare "famosa", mi sarebbe bastato scegliere un lavoro libero che mi appagasse e questo, lo era totalmente.
 Era ciò che pensavo, ciò che il mio cuore voleva, essere una donna autonoma sotto il profilo economico ed esserlo grazie a me, soltanto alle mie capacità.
E chi non lo vuole infondo!
Ma la realtà spesso si scontra con i propri desideri, con le proprie aspirazioni, con i propri sogni.
La cruda realtà è come una doccia ghiacciata. Migliaia di goccioline fredde che ti colpiscono con forza fino a penetrare nella mente, frenano ogni movimento, ogni tentativo di fuga risulta vano. E le domande si fanno strada, incessanti, martellano e devastano ogni sforzo.
I miei occhi ora mi guardano e in fondo al loro colore, vedo la paura e lo sconforto.

Foto by ©Raffreefly

lunedì 5 febbraio 2018

Cammina tre lune nelle mie scarpe. Cap.9




Tra i tanti eventi creati, uno lo ricordo con particolare interesse, sia per la mole di lavoro organizzativo, sia perché, ahimè , non ho potuto parteciparvi.
6 dicembre 2014 “Arte in festa – sinergia di anime creative”.
L’evento, da me fortemente voluto, si sarebbe svolto presso la  sede di un’organizzazione  musico/culturale  di Ivrea. La struttura offriva spazi idonei sia per la presentazione di libri, con reading poetici, sia per mostre e sfilate.  Buttai giù nero su bianco una  prima bozza dei dettagli, con orari ben specifici di partecipazione dei relativi autori (tempo dedicato alla lettura, numero di poesie e/o racconti, intervalli musicali, calcolo del tempo necessario  per la sfilata di moda, etc. etc.), poi contattai personalmente gli artisti,  coinvolgendo anche una cara amica, giovane stilista Biellese, per darle modo di far conoscere la sua ultima collezione.  Accettarono in molti,  provenienti dalla mia città , da Ivrea, ma anche fuori porta. Scrissi una scaletta vera e propria, una traccia di  ciò che ogni autore doveva leggere e  poteva dire, se mai si fosse trovato in difficoltà per l’emozione.
Trovai una speacker per annunciare ogni singola performance,  aiutai la stilista a cercare modelle, studiai a tavolino le musiche più idonee .
Insomma, ci lavorai circa due mesi e mezzo a quello che a mio avviso, era un evento straordinario, perché sapeva coniugare arte, cultura e moda, in sinergia perfetta, l’uno il prolungamento dell’altro.
Una simbiosi con una dinamicità mentale tale, da coinvolgere sicuramente,  molte anime.

 Ero fiduciosa e orgogliosa del lavoro svolto e della stima che man mano cresceva nei miei confronti, anche da parte di persone totalmente estranee.
Ma, due giorni prima dell’evento, vengo ricoverata d’urgenza in ospedale per un calcolo renale che stava ostruendo l’uretra, provocandomi una infiammazione piuttosto importante, rischiando la setticemia se non mi avessero operata. Il giorno del ricovero avevo la febbre oltre i 40°, perdevo coscienza in continuazione. Non mi sono resa conto dell’arrivo dell’ambulanza, come non mi sono resa conto della visita in ospedale. Ho un vuoto, ricordo a tratti i miei figli e mio marito    che mi chiamavano, io li sentivo, ma non riuscivo a rispondere. Tremavo, questo si, me lo ricordo. Non riuscivo a stare ferma, tremavo come non mi era mai capitato. Mi imbottirono di farmaci e di tubi nelle vene e mi assopii. Il giorno dopo realizzai e piansi.

Per il dolore, per la rabbia, tanta rabbia. Con un filo di voce telefonai a quanti più autori per avvertire loro cosa mi stesse accadendo, dicendo di proseguire: la performance si sarebbe svolta comunque, anche senza di me.  Infondo avevano la scaletta, bastava seguirla; quel briciolo di forza che mi era rimasta l’avrei indirizzata tutta a loro. Io c’ero, sempre e comunque al loro fianco, anche se non fisicamente.

Il 6 dicembre 2014 alle 11 del mattino entro in sala operatoria per la prima volta. Seguì un secondo intervento a fine gennaio e finalmente a metà marzo 2015 la prima uscita sotto il sole tiepido di primavera, smagrita e debolissima. 
I social, in quel periodo, hanno fatto la differenza.
Ero provata fisicamente e mentalmente ed i miei amici o semplici contatti,  mi mandavano a volte, gli auguri di pronta guarigione.
Mi coccolavano a distanza e quel pensiero mi dava la giusta spinta, anche se qualcosa stava cambiando.
Qualcosa che ancora non vedevo chiaramente, ma che percepivo. Una sorta di “malessere” che aleggiava. L' equilibrio dell'anima  era instabile. Il subconscio, che di fronte a una situazione non riesce a risolvere, si frantuma. 
Davo la colpa all'indebolimento fisico e mi sentivo un  po’ come lo struzzo che  ficca la testa nella sabbia;  fuggivo da quell' angusto sentire, facevo finta di nulla.


Foto by ©Raffreefly

venerdì 2 febbraio 2018

Riflessioni Amati e indispensabili?


Robert L. Stevenson ha scritto: " se siamo amati, siamo anche indispensabili".

Ma il punto è: ci sentiamo indispensabili dunque ci sentiamo  amati? Oppure siamo amati solo perché siamo indispensabili?

L'essere indispensabile è già un eufemismo,  nella vita siamo tutti utili, a modo nostro; nessuno è essenziale, nessuno è assolutamente necessario.

Artedigitale by ©Raffreefly

giovedì 1 febbraio 2018

Cammina tre lune nelle mie scarpe. Cap.8



           Esula un po’ dal compito del talent , ma mi sono sempre sentita in dovere  di portare avanti il libro neonato attraverso reading e non solo.
Naturalmente ogni autore era libero di fare altrettanto nella propria città, come doveva sentirsi assolutamente libero di partecipare o meno, alle mie iniziative.
Ricordo ancora l’emozione della prima volta! Le mani mi sudavano, la tensione era palese quel giorno. Il mio nome venne annunciato, i flash delle macchine fotografiche iniziarono a danzare intorno a me. Mi alzai e mi diressi sul palco, il passo sicuro, il sorriso stampato per la tensione.
    Poi, il silenzio.
    Le tante persone erano lì per sentire dalla mia voce le mie poesie.
Iniziai a leggere, la voce squillante, decisa, forse un po’ troppo. Risentendomi, parevo un’insegnate che stava facendo lezione .
Eppure, lo scroscio degli applausi che seguirono mi colsero impreparata.

            Mi stupii nel sentire tanto calore e mi emozionai. 
Le iniziative che seguirono furono decisamente più easy. Imparai a controllare le sensazioni, ad impostare e modulare la voce, a fare le giuste pause enfatizzando un poco, solo un poco, perché non amo  accentuare; l’esagerazione teatrale mi sa di ingannevole, di ipocrisia, di smodata simulazione di un sentimento, che personale è e deve rimanere.
Tra il pubblico poi, c'è sempre chi si ostina a chiedere una spiegazione logica ad una poesia ed è una cosa che detesto. E’ come se il mio sentire dovesse essere per forza di cose, anche il suo. Non esiste. La poesia non va  spiegata, né tantomeno capita: va semplicemente presa, amata e fatta nostra, in base al sentire di ognuno di noi. Massima libertà di interpretazione.
    Massima libertà, sempre!  Il bello della poesia, sta proprio in questo: ogni giorno può essere compresa in modo diverso in base a come ci sentiamo, ha tantissime sfaccettature, offre dunque un mare di possibilità di intendimenti. 
Per questo la giudico interessante, perché permette di volare oltre, mettendoci a nudo; invoglia alla riflessione e a guardarci dentro.

               L’io si apre, ci fa scoprire mondi che prima non immaginavamo. La forza interiore rifiorisce, si consolida, si fortifica, donandoci potenza mentale si dirama fino a farci stare bene, in tutto il nostro essere.


Amando l'arte a 360 gradi, ad ogni evento che progettavo, cercavo di instaurare un dialogo continuo tra libri, pittura, fotografia e l'hand made, coinvolgendo anche veri e propri artigiani. Portando così il visitatore in una sorta di Eden visivo ed emotivo, rivalutando in questo modo e nel mio infinitamente piccolo, anche il mio territorio.

Qui alcune datate immagini in riferimento ad alcuni eventi.


Cammina tre lune nelle mie scarpe. Cap. 7



       Personalmente ho sempre cercato di evitare d’inserire fatti personali, è una questione caratteriale, preferivo far vedere la parte di me che sgobbava per ricercare talenti.  Non soltanto parole  dunque, ma fatti,  concretezza. Gli autori piovevano dal cielo, non soltanto dall’Italia, anche  dalla Svizzera, dalla Francia. Migliaia di goccioline pronte a mettersi in gioco perché sapevano che avrebbero  avuto tra le mani a breve, il libro tanto atteso. I loro pensieri ora stavano mettendo le ali per spiccare il volo. Nessun autore mi ha chiesto “fammi diventare famoso”, tutti mi hanno domandato “mi dai una possibilità?”
Questo ero: una possibilità. Con trasparenza e semplicità; umiltà e passione;  rispetto e decisione portavo avanti un sogno, perché ci credevo.
              Sui social, condividevo tutto ciò che apparteneva al  mondo artistico.
Dalla poesia, alla pittura alla fotografia, di qualsiasi autore, oltre che  lavori personali. Partecipavo attivamente a gruppi mirati, dove le anime s’incontrano per condividere una passione, per scambiarsi informazioni, per crescere. Avevo due account su Fb,  tante pagine, un gruppo da me fondato,  che si chiamava “Amici d’inchiostro”. Avevo blog , sei se non ricordo male; account sui maggiori social, Facebook, Linkedin, Google, Twitter; da Flickr a Tumblr,  venivo inserita in siti poetici, pittorici, fotografici. Mi chiedevano critiche o pareri, inerenti ai libri. Insomma, digitando semplicemente il mio nome su Google, ero presente nelle prime dieci pagine  e non era da poco.  E, ovviamente, dove c’ero io c’erano anche i miei autori. Ero un mulo che trascinava e la cosa più bella era, che non mi pesava, almeno in quel periodo.
Continuai così a crescere con frenesia, le mie ambizioni si stavano realizzando e tutto questo grazie ad internet!
Dio salvi Internet!

              Mi spinsi oltre, grazie anche ad alcuni miei fidati collaboratori,  ideai  “Progetto  estero”. 
Direttamente dal blog “In volo libero”: "Il progetto estero e’ nato per fare conoscere la poesia italiana contemporanea all’estero. Per offrire visibilità, sia agli autori che alle case editrici. I libri vengono esposti nelle biblioteche di Accademie di Letteratura, Istituti di Cultura Italiani, ma anche in hotel esteri, che gentilmente mettono a disposizione una piccola biblioteca per i turisti che amano leggere."

Fui sommersa da e-mail di autori che volevano partecipare al progetto. Avevo inventato qualcosa di talmente ovvio,  talmente semplice, da essere giudicato geniale.

         La prima spedizione di libri partì nell'anno 2013 destinazione Melbourne, Accademia di Letteratura Italo-Australiana e mi sembrò di toccare il cielo con un dito.
Ne seguirono molte altre:
30 gennaio 2014
Tokyo Istituto Italiano di Cultura

18 giugno 2014
New york  Istituto Italiano di Cultura

     18 giugno 2014
Recanati Centro Nazionale di Studi Leopardiani

 18 giugno 2014
Hotel Erato di Mykonos di Maria Zouganeli, (Ornos Mykonos )

27 giugno 2014
Docbi – Centro Studi Biellesi

10 settembre 2014
Università del Piemonte Orientale (Vercelli)  


 28 gennaio 2015
Malta Istituto Italiano di Cultura 

28 gennaio 2015
Buenos Aires (Argentina) Istituto Italiano di Cultura  

21 maggio 2015 
Polonia presso privato


         E qui, pubblicamente colgo l’occasione per ringraziare  tutti gli autori che nel corso degli anni hanno preso parte alle mie iniziative poetiche e a quelli che si sono affidati a me per il loro libro singolo. 

      Un sincero grazie anche a chi ha collaborato con me, scrivendo le varie critiche. Alle case editrici e naturalmente, ai vari Istituti di Cultura e non solo, che hanno accettato il nostro lavoro facendolo conoscere al mondo.

Artedigitale by ©Raffreefly